Testi Di Saluto

 

TOMMASO MOTTOLA – DIRETTORE ARTISTICO

Arrivano il Sundance e gli Storyboomers

Saluto la ventiduesima edizione cominciando da un sincero ringraziamento a tutto il nostro giovanissimo staff. Grazie a tutti loro il festival di Capalbio si sta evolvendo verso una forma nuova che si percepirà già da quest’anno. Insieme ai tantissimi ragazzi e ragazze ed ai volontari, ringrazio i nostri fantastici sostenitori – a ben vedere tutti protagonisti del panorama italiano – che con il loro impegno e la loro fiducia ci hanno suonato la carica e hanno rafforzato la nostra voglia di rinnovarci e crescere!

In oltre vent’anni di storia il Festival ha raccontato attraverso i cortometraggi la cultura del pianeta, e ha esplorato la brevità come forma di linguaggio.​ ​Un’intera generazione di giovani autori, attori e tecnici ha visto i loro lavori d’esordio a Capalbio, e tanti sono i maestri che hanno dato il loro sostegno a questa nuova generazione. Oggi Capalbio è ​​un consolidato hub di giovani talenti nel formato breve e nell’arte del racconto. Ma i​l mondo e la creatività cambiano in fretta, e la rivoluzione digitale, ormai quasi compiuta, sta per rivoluzionare​ il cinema come lo abbiamo conosciuto fino ad ora. Quest’anno, per la prima volta il Festival non ha nel titolo la parola short, anche se i cortometraggi restano il cuore del nostro percorso. E Capalbio diventa la frontiera del cinema che verrà, puntando su tre linee guida: internazionalizzare il festival, offrire le migliori opportunità di formazione ai nuovi talenti e puntare sui nuovi formati.

Possiamo dire di aver fatto centro, con l’arrivo a Capalbio di uno dei festival più famosi al mondo, il prestigioso Sundance Festival fondato da Robert Redford. Il Sundance ha scelto Capalbio per portare – unico in Europa – il primo Italy | Sundance Institute Screenwriters Workshop, che dal 8 all’11 darà a 8 autori europei l’occasione di sviluppare i loro progetti sotto la guida di tutori di livello internazionale, un’occasione unica per gli autori europei e Italiani. Con oltre 200 progetti iscritti, il successo è stato sorprendente, e ancor più straordinaria è stata l’attenzione dei curatori statunitensi verso il nostro cinema e la presenza, tra i selezionati, di 4 autori su otto dall’Italia è un successo straordinario, cosi’ come la presenza di tre autori che hanno esordito o vinto premi proprio a Capalbio.

Siamo fieri della presenza tra i giurati di due grandissimi professionisti del cinema Internazionale, Luga Bigazzi, che dedicherà la sua Master Class al tema del Festival, e Michal Leszczylowski, che esordì con Tarkovsky e poi è stato montatore di tantissimi successi internazionali. Accanto a loro il grande giornalista Bruno Manfellotto, amico di Capalbio, e gli esperti Alix Danonneau dalla Francia e Matthew Takata del Sundance, e Johnny Palomba, noto ai più come il critico mascherato, e i nuovi volti del cinema Italiano, Sara Serraiocco, in giuria, e Tatiana Lutter, madrina del festival. e dei premi Work Safely, Reset DOC e ADCI.

La partita più appassionante la giochiamo sul Tema del Festival. Per cominciare abbiamo inventato un neologismo: Storyboomers. Con questa parola Capalbio da un nome ad una generazione che sta per travolgerci con una esplosione di storie e di formati, rivoluzionando giorno dopo giorno il concetto di cinema in presa diretta.
Grazie alla diffusione di sistemi​​ di video ripresa ​e montaggio ​​elementari (​micro videocamere, ​smart phone​,​ ​droni e ​go-pro)​, ​milioni di ragazzini ​digital born – ​ma anche uomini e donne di ​ogni età – ​si stanno impadronendo del linguaggio del cinema​ e ​accumulano ogni giorno negli hard disk ​miliardi ​di ​filmati​, immagini, suoni​, tutti in altissima ​definizione​​​. Da qui ​al ​creare ​e caricare nella rete ​un numero incalcolabile di ​​opere, il passo sta diventando sempre più breve​.​ I festival saranno i primi ad essere travolti da racconti in presa diretta (selfie movies, autofiction, instamemories?), prodotti sino ad oggi tipici della scrittura.​ ​

Capalbio dedica la sua 22ma edizione​ a questo Big Bang del cinema futuro: la generazione Storyboomer​s​​. ​ ​
Mentre tentiamo di definire quali opere taggare con questa parola, scopriamo che Storyboomer​s​​ nasconde una gransalu sorpresa: il fenomeno trascende ogni età – altro che digital born! – qui ci sta la parola fine sul digital divide: oggi a tutte le età possiamo diventare storytellers, o già lo siamo e ancora non lo abbiamo realizzato, travolti da questa baraonda di file in HD generati dai nostri piccoli amichevoli strumenti. Miloni di sportivi di tutte le eta’ che filmano con le go-pro le loro prodezze; e di turisti di tutto il mondo che girano con gli smart phone panoramiche 360 gradi – un tempo frutto di sudore e fatica di plotoni di macchinisti; e di famiglie che digitalizzano i loro ricordi fotografici; miliardi di fotogrammi pronti per l’uso su YouTube. Dove portera’ tutto questo? Non sembri casuale la nostra scelta di ospitare un workshop di scrittura di altissimo livello internazionale: l’unico modo per far fronte a questo Big Bang del cinema Capalbio e’ proprio mettere al centro il valore dello storytelling. Senza una bella storia nessuna alta definizione potra’ darci un emozione.
Cito per ultima la presenza tra i nostri giurati di un grandissimo scrittore come Maurizio Maggiani, presenza che ci stimola a riflettere sul tema e a valicare i confini del cinema. Con lui, con Federico Pontiggia, e con altri ospiti del Festival ci interrogehermo nel finale non solo sull’enorme cambiamento che sta avvenendo nel cinema documentario. Storyboomer​s​​ tocca – e nemmeno tanto alla lontana – un fenomeno di portata culturale epocale: milioni di persone trasferiscono ogni giorno sul cloud un numero incalcolabile di documenti – video, audio, e testo etc. Tanti potrebbero – nel giro di qualche anno – mettersi a raccontare la storia attraverso le testimonianze dirette di queste milioni di “fonti”. Il cinema già lo fa. Non sarà un caso se alcuni paesi avanzati (ie. Francia in testa) si propongono di ospitare nei server delle Biblioteche Nazionali – ancor più non luoghi al tempo di Wikipedia – i contenuti oggi accatastati negli hard disk di milioni di famiglie.
Ci aspetta una prospettiva affascinante: che tutta questa verità che ogni giorno si raccoglie in presa diretta, che quelle moltitudini – i nostri Storyboomers – che registrano con gesti semplici la storia di tutti noi, creino i mattoni per la crezione di un’altra Storia, quella ancora non raccontata, la Storia scritta dalle genti, ben nota per essere diversa da quella scritta dai vincitori.
In questi giorni l’hashtag #storyboomers corre veloce nella rete: scoprite quello che sta succedendo, e aiutateci a definire questa parola, con la quale stiamo provando a dare un nome un’esperienza esistenziale che riempie ormai le vite di tutti i giorni.

Tommaso Mottola

FEDERICO PONTIGGIA

Critico e giornalista

Verticali che collegano, diversificano, stigmatizzano la New York che fu, la Barletta che è e il lavoro che non cambia e uccide ieri come oggi, mentre la fascinazione lascia alla rottamazione dello sguardo (Triangle); vestali senza pantheon che rompono tempo e consuetudine, e chiedono agli anziani delle loro madri, dei loro padri (N-Capace). Che cosa mettono in scena Costanza Quatriglio ed Eleonora Danco se non la riproduzione della realtà e la produzione di senso, quello che è invisibile agli occhi? E quale storytelling, quale azione narrativa perseguono? Lo chiamiamo cinema del reale 2.0, ed è quello a cui mirano anche i tutorial del make-up delle giovani israeliane (True Colors), l’uomo con la macchina da presa 2.0 (Go Pro), alias l’ambulante bengalese che si racconta per amore(Sexy Shopping), l’orso che prende il posto fotografico e ontologico del nonno che non è più (Bär). Che cosa significa raccontare oggi una realtà sempre più mediatizzata se non rifiutare l’intermediazione, e accogliere l’irresolutezza?

 

 

Laura delli Colli  

Presidente Sindacato nazionale giornalisti cinematografici italiani

C’è un filo rosso che lega quest’anno nel nome del cambiamento la ricerca dei festival più attenti al nuovo. Il Laboratorio che Capalbio lancia quest’anno in sinergia con il Sundance – cuore di quest’edizione- ne diventa, simbolicamente, il nodo finale, unendo la sua tradizione di attenzione al linguaggio del cinema più giovane a quel senso della ricerca, dello scouting, della scoperta che ha segnato in modo speciale le tappe più recenti del suo viaggio.

L’attenzione che i giornalisti cinematografici confermano quest’anno al festival significa, dunque, innanzitutto curiosità per l’incontro speciale sul nuovo che il suo progetto propone, in un momento in cui inseguire le nuove proposte (non in Italia ma nel mondo e, soprattutto, tra schermi e rete) sembra finalmente una scommessa possibile.

Storyboomers, digital born, selfie-movies?  Se proviamo a declinare in un linguaggio più quotidiano le parole chiave di quest’edizione, forse in modo più ‘antico’ e tradizionale possiamo dire che Capalbio offre quest’anno un volo senza bagaglio verso una destinazione a sorpresa, attraversando in pochi giorni un Oceano per un mondo in realtà molto più vicino di quanto sia da sempre disegnato nella mappa geografica del cinema. Con una sola certezza per chi ha accettato di condividere il viaggio: sapere che l’arrivo sarà all’alba, un’alba di innovazione e di linguaggi trasversali oltre la ‘normalità’ di un cinema che ha profumato di celluloide per oltre un secolo e che ora ha soprattutto il sapore di una realtà da raccontare con lo sguardo di chi , nel mondo in cui tutti fotografano, filmano, raccontano, vuole vincere la scommessa del futuro già iniziato: scrivere con il mezzo apparentemente più ‘freddo’ che la tecnologia ci ha consegnato le piccole e grandi passioni del cinema di domani. Sarà davvero così?